lunedì 28 maggio 2012

Rignano, un abuso accertato

Riporto un articolo che scrissi nel 2006, quando si iniziò a parlare dei fatti.
La sentenza di oggi non deve far dimenticare...





In questi giorni   è facile sentirsi chiedere quale sia la nostra opinione nei confronti degli   indagati nel caso di Rignano Flaminio, che vede coinvolti insegnanti di scuola   materna ed altri adulti per sospetta pedofilia nei   confronti di ben 19 bambini.

Inizialmente,   anche grazie all'atteggiamento dei mass media che si erano    schierati sentenziando la colpevolezza degli   indagati, l'orrore e lo sdegno avevano colpito l'opinione pubblica profondamente,  ormai certa di aver individuato i   colpevoli. Quando però i presunti colpevoli sono stati scarcerati dal   Tribunale del Riesame e gli stessi mass media hanno iniziato ad interrogarsi   sulla colpevolezza di questi, l'opinione pubblica si è spaccata, proprio come   è avvenuto nella stessa popolazione di Rignano Flaminio. Oggi si assiste ad un   altro processo mediatico come successe (e nonostante i due gradi di giudizio, ancora oggi accade) nel caso di Cogne.

In quella   terribile vicenda cosiì come in questa circostanza, la rabbia e il desiderio di   punire il colpevole rischia di far dimenticare che le vere vittime sono i bambini.

Nel caso   di  Cogne purtroppo non era possibile fare altro   per il piccolo Samuele, ma tutti si sono dimenticati di Davide, cui hanno ucciso barbaramente il fratellino nel "lettone" dei genitori, il posto che   probabilmente egli riteneva il più sicuro al mondo. Questo bimbo vive sulla  sua pelle i sentimenti della mamma che, colpevole o meno, nel migliore dei  casi è stata straziata e dilaniata dal dolore. Convive con la costante paura che debba separarsi da lei e con la rabbia e il terrore di sapere il mostro ancora in  libertà, perché per lui non vi è dubbio sull'innocenza della madre.

Se   si pensa a questo, non si ha il tempo di occuparsi della dinamica di quella   tragedia, di accanirsi sui particolari, di essere sadicamente giudici e dare   sentenze. Se solo per un attimo ci si immedesima con questo bambino, non si ha   tempo di pensare come siano andati realmente i fatti, si viene sopraffatti dal   dolore.

A Rignano, in   quella scuola materna, ogni bambino è vittima di abuso. Se la   violenza è stata reale, i segni saranno indelebili e nessuno riuscirà mai a   restituire loro l'infanzia rubata, ma se anche la violenza non vi fosse stata,   per loro la differenza sarebbe minima. Qualcuno avrebbe insegnato loro cos'è   un fallo, cos'è un rito satanico, cos'è la violenza sessuale e la droga.   Qualcuno li avrebbe strumentalizzati, portandoli a credere seriamente di   essere stati violentati o mettendoli in uno stato di confusione mentale tale da non riuscire a distinguere la realtà dalla fantasia.

Nella mente di un   bambino di scuola materna, la percezione della realtà non si attiene sempre ai fatti, ma viene più spesso valutata per le conseguenze che gli avvenimenti provocano e per le   reazioni emotive e verbali che percepisce nelle figure di riferimento. Chi di   noi, a quell'età, non ha creduto di aver sentito Babbo Natale scendere dal   camino? Giudice supremo e dispensatore di verità è sempre e comunque il   genitore.  Se sono la mamma o addirittura il papà i primi a crederci, il   bambino non può far altro che sognare o spaventarsi assieme a loro.
Basti   pensare che le violenze  e gli abusi sessuali su minori da parte di   uno dei genitori, vengono denunciati spontaneamente dalla vittima solo, e   purtroppo raramente, verso l'adolescenza, età dove il confronto sociale del ragazzo   con ciò che ha appreso in famiglia diviene cruciale. Al bambino così piccolo, invece, non è data  la capacità di mettere in discussione la realtà così come   presentata
dai genitori: non è lui a poter dire alla mamma che piange   disperata che non ne ha motivo, può solo disperarsi con lei, sentendosi a volte addirittura colpevole per le sue lacrime.
Ecco perché, anche se in buona fede,il convincimento dei genitori di Rignano sulla sussistenza dei fatti ha comunque un fondo di verità: i loro fogli non sono più gli stessi. Psicosi di gruppo? Forse, ma per
ridurre  così un bambino deve essere stata devastante.

Riporto uno   stralcio della perizia svolta sui uno dei bambini Egli appare un "bambino di un'età superiore a quella cronologica e quindi avere tutte le possibilità   espressive e comportamentali
superiori alla norma, dimostra quanto al   relazione di shock (traumatica) subita abbia fortemente inciso sulle sue possibilità di sviluppo…manifesta una difficoltà relazionale con il mondo   esterno che gli procura uno stato di angoscia molto forte per al sua impossibilità ad elaborare i suoi vissuti emotivi e ad incanalare le sue pulsioni istintuali. (Oggi)…..è un bambino a rischio   psichico".
(http://www.massimilianofrassi.splinder.com)

Chi sarebbe   allora il vero colpevole? Chiunque li abbia costretti ad essere catapultati   dalla loro innocenza alla più squallida realtà adulta, sia che questo sia   avvenuto nella realtà o solo nelle loro
menti.
Se gli  indagati saranno prosciolti dalle accuse, nei bambini rimarrà comunque il dubbio di essere stati   realmente vittime, poiché verranno cresciuti come tali, e per chi li circonda,   per i loro affetti più  cari, lo saranno sempre.

Spesso i bambini rimangono intrappolati in un mondo dove invece di maghi,   cavalieri e principesse, si ritrovano a tu per tu con gli Orchi che si portano dentro, e nessuna sentenza del mondo reale può aiutarli.

Pensiamoci, prima della caccia al mostro.




dott.ssa Lucia   Guidi
Psicologa Psicoterapeuta

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